Tra Storia e Leggenda
No, non siamo in un antico castello scozzese o nelle buie segrete di un convento medievale, classiche ambientazioni da romanzo gotico, genere letterario nato nella seconda metà del settecento nelle Isole Britanniche, che grazie a maestri come Horace Walpole, Ann Radcliffe o Edgar Allan Poe, conobbe gran fortuna con le sue storie fantastiche, gli eventi soprannaturali, i protagonisti spettrali ed orridi, l’ambivalente contraddittoria pulsione che mescola horror e fascino per il non conosciuto, l’ignoto. Qui il mistero è più vicino e ha poco a vedere con la fervida fantasia e l’invenzione letteraria. Protagonista è il Campidoglio e in particolare il Palazzo Senatorio, con la sua stratificazione di storia e mura. Ma soprattutto il suo segreto meglio custodito. Fra i dipendenti del Palazzo, soprattutto tra quelli con più anni di servizio, se ne parla da anni, ma sempre a mezza bocca, bisbigliando. Si raccontano vicende e particolari, ma solo a persone amiche e fidate. Si giura sulla verità degli accadimenti, ma nessuno è disposto a parlare in prima persona. Chi scrive, prima di riuscire a squarciare il muro del silenzio e avere i pochi, ma fondamentali dettagli della storia, ha fatto la spola tra decine di persone chiedendo lumi a colleghe del Segretariato Generale, autisti, vigili urbani, indimenticati guardaportoni in pensione. Un fantasma si aggira in Campidoglio. E come vuole la tradizione, solo durante la notte. Tante le testimonianze che parlano di strani eventi ed oscure apparizioni tutte riconducibili al misterioso fantasma del Palazzo. Uno spettro che porterebbe con sé il segreto inconfessabile di una morte straziante e violenta. Il passaparola capitolino lo identifica infatti con l’anima inquieta di un frate che in epoca medioevale, colto in flagrante adulterio con la moglie dell’allora comandante della guarnigione di guardia al Campidoglio, fu da quest’ultimo, in una cieca e immediata vendetta, murato vivo all’ultimo piano della torre di Nicolò V. Da allora il suo fantasma vagherebbe con urla e rumore di catene, soprattutto durante la notte del 9 dicembre, probabilmente il giorno della sua atroce fine, nelle antiche stanze del Palazzo. In particolar modo nei locali del quarto piano adiacenti alla torre, dove si trovano ora alcuni uffici del Gabinetto del Sindaco.Vari i racconti che negli ultimi tre decenni segnalano la sua presenza: dall’elettricista che in una notte estiva calma ed afosa, mentre stava riparando alcune prese della Sala delle Bandiere, fu sorpreso e atterrito dall’improvvisa, violenta chiusura delle due ante della pesante porta della Sala; alle diverse testimonianze di vigili, che in servizio di controllo notturno nel palazzo deserto, giurano di aver sentito rumori di passi e voci indistinte provenire dai piani superiori; fino all’episodio più eclatante che accadde alla fine degli anni ottanta proprio il 9 dicembre: allora esisteva un servizio di guardiania notturna, con un piccolo gruppo di vigili urbani che dormiva nel Palazzo ed effettuava, ad intervalli regolari, un giro di perlustrazione nei vari piani. Uno di loro, oggi in pensione, poco prima dell’alba, mentre i suoi colleghi erano andati a prendersi il primo caffè del giorno nell’appena aperto bar sotto l’Ara Coeli, venne destato da una serie di rumori provenienti dal primo piano. Pur titubante, l’agente salì per controllare e nel giro tra corridoi e sale ebbe la netta, epidermica sensazione di essere osservato e seguito. I suoi colleghi, di ritorno dal bar, lo trovarono in evidente stato di agitazione, aggrappato al cancello di ingresso di Sisto IV, dal quale non si staccò se non al finire del turno. Inutile dire che da allora in poi rifiutò ogni servizio notturno, alimentando così ancor di più la leggenda dello spettro del frate. Spettro che tra l’altro non sarebbe il solo a dimorare nel Campidoglio. Ce lo dice il diarista e incisore settecentesco Francesco Valesio che nella sua opera monumentale “Diari di Roma 1700 -1742” narra, con dovizia di particolari, indicandone giorno (giovedì 26 luglio 1731, Festa di Sant’Anna), protagonista (un giovane garzone di barbiere arrestato per rissa) e luogo (la prigione nei sotterranei del Campidoglio), dell’apparizione di un uomo dalla lunga barba che si presentò come senatore romano dei tempi di Giulio Cesare. Il vecchio senatore apparve al garzone donandogli una moneta d’oro (un giulio di Giulio II) pregandolo, allo stesso tempo, di non avvertire il carceriere. Il giovane però, non solo gli chiese altre monete ma una volta scomparso, raccontò la storia al secondino. Alle 23 di quella stessa sera il fantasma tornò per redarguire il garzone e avvisarlo che con il suo comportamento aveva buttato al vento l’occasione di arricchirsi. Allo stesso tempo lascio a terra tre scatole, che al garzone parvero piene di monete, per riprendersele subito dopo, insieme al «ferraiolo, la camiciola ed il giustacore» e uscire dalla segreta lasciando aperta la porta. Il giovane tentò di raggiungerlo ma cadde e gridò, facendo accorrere immediatamente il guardiano. «Gli panni furono ritrovati fra la prima e la seconda porta della segreta, fra le quali si interpone un corridoro; non si ritrovava la camiciola, che fu ritrovata in un cantone ricoperta di polvere ed immondezza; nella segreta nel luogo ove esso avea vedute le scattole di moneta v’erano tre mattoni, che nella carcere non vi erano né erano stati ivi portati». Questo il racconto di Valesio, che volle certificare egli stesso la storia concludendola con «questo è il puro fatto».
Marco Dall’Asta
La Ricerca nel Palazzo del Campidoglio
Dopo una breve indagine preliminare di mattina, scortati dal gentilissimo Capo dei Vigili Urbani di Roma, il giorno 9 Dicembre 2011 (l’anniversario della presunta Morte del Frate), alle 21:00, siamo arrivati al Palazzo Senatorio con la nostra strumentazione e abbiamo cominciato la prima parte dell’indagine.
Dati i grandi spazi da monitorare (3 piani), abbiamo posizionato il campo base al terzo piano dell’ edificio nell’ingresso. In questa indagine gli hotspot sono stati parecchi. Abbiamo avuto segnalazioni per quanto riguardava la sala della musica, teatro di numerose manifestazioni. Alcuni corridoi e porte nella torre di Nicolò V e la scala che porta allo stupendo terrazzo che offre una meravigliosa vista su Roma.
Abbiamo posizionato sette telecamere nei vari ambienti, monitorando principalmente la sala della musica (Microfono ambientale, Evp) e Scalinata (Microfono per EVP).
Anomalia I – Foto termica
Abbiamo spento le luci e cominciato dal 3° piano per poi salire. Teatro dei primi avvenimenti è stato proprio la sala della musica. In questa stanza abbiamo registrato due scatti termici dove sembrerebbe comparire proprio la figura di un monaco. La testa, molto evidente in alto ed una sorta di saio scendente molto visibile nella foto di sinistra.
La figura sembra emettere calore intorno ai 24.3 gradi
Anomalia II – Foto termica
L’indagine poi si è spostata nei corridoi del piano superiore. Appena entrati abbiamo notato con la termocamera una forte emissione di calore in fondo alla sala. Avvicinandoci ci siamo accorti che proveniva da una maniglia. L’oggetto in questione misurava ben 30 ° rispetto alle maniglie delle porte vicine che si assestavano intorno ai 20°, poco dopo la temperatura della maniglia è andata scemando, quasi come qualcuno l’avesse tenuta stretta. Dopo varie prove abbiamo calcolato che dopo aver stretto tra le mani quel tipo di maniglia ci vogliono un paio di minuti prima che la temperatura ritorni stabile. Da specificare che eravamo soli in quell’area dell’edificio. L’evidenza sotto mette in risalto quanta attenzione bisogna fare a quelli che sembrano essere dei piccoli dettagli, ma che in realtà possono essere considerati almeno indizi di qualcosa di anomalo.
Nella seconda parte dell’indagine, a una settimana dal 9 dicembre, siamo tornati a Palazzo Senatorio per monitorare la sala del boia, teatro di numerose esecuzioni.
Anomalia 3 – Foto
Non è un mistero, ormai è chiaro che la strumentazione, per quanto adatta, non garantisce sempre i risultati.
Questo scatto eseguito da Claudia Cavallo, fotografa di professione (in arte “ArTabia”), rileva un’anomalia totalmente inspiegabile sul lato destro. Una forma non definibile di colore nero.
Conclusioni
Orgogliosi e fieri di aver potuto collaborare con il comune di Roma, possiamo ritenerci soddisfatti dell’analisi effettuata all’interno del palazzo senatorio. Dal punto di vista strategico e strutturale la si può considerare l’indagine più completa effettuata dal GHR da sempre. Un edificio così antico e carico di storia, ha visto passare dinnanzi a se, secoli e secoli, vicende passionali, emotive, tragiche e Dio solo sà, quanto altro ancora.
Nel nostro piccolo attraverso i risultati della camera termica, supportando e confermando le strane sensazioni provate da chi lavora al suo interno, speriamo di aver dato il nostro contributo alla spiegazione di diversi fenomeni che avvengono all’interno delle sale del palazzo. Possiamo quindi considerare la presenza seppur residuale un fenomeno di natura paranormale certo e degno di nota.
Backstage della fotografa – Claudia Cavallo – ARTABIA