ALFREDO FERRARO: LO SPETTATORE LAICO DEL PARANORMALE

Una foto di Alfredo Ferraro presa dal suo libro "Indifferente alla morte" (1988)

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Alfredo Ferraro è uno degli studiosi più noti a chi si occupa di ricerca sul paranormale in Italia. Nato a Brescia nel 1916 intraprende prima gli studi 

di ingegneria per poi laurearsi in fisica. Prima di occuparsi di ricerca pubblica vari libri tra cui la raccolta di racconti, e autobiografia, “Il paradiso di legno”(1971), grazie al quale vince un premio letterario, l’ “Enciclopedia della radio”, il “Dizionario di metrologia” e una “Introduzione alla televisione a colori” recensita ottimamente dal punto di vista didattico.

Si intuisce quindi lo spirito curioso di chi ha fatto tanta strada ma vuole continuare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino. 

Infatti, dopo una fervida carriera alla Rai e quella da scrittore, nonché divulgatore, a 57 anni sceglie di addentrarsi in un campo del tutto nuovo: la parapsicologia.

Si chiese: “Chissà se lo “strano” potrà dirmi qualcosa in più dell’ordinario…del comune?”

È grazie al fortuito incontro con il cerchio di Firenze 77 che Ferraro sceglie, dopo un primo interessamento da esterno, di intraprendere coraggiosamente questa via a pieno titolo.

Tanti i volumi che dedicherà alla parapsicologia, quali: Esperienze laiche di un fisicoUltraparapsicologia, Testimonianza sulla parapsicologia, Indifferente alla morte ecc.

Ferraro, in aggiunta, collaborò con le riviste ESP e Gli Arcani (Armenia). Ed è proprio grazie a quest’ultima collaborazione che riuscì a partecipare alle sedute del Cerchio Firenze 77.

 

GLI INIZI: laico, ma aperto a qualsiasi possibilità

Lo stesso Alfredo Ferraro afferma nel suo libro “Indifferente alla morte” di aver pensato, appena quattordicenne, di laurearsi in ingegneria per poi diventare sacerdote. Ma racconta anche che crescendo si accorse di come la chiesa, che era solito frequentare, non fosse così priva di peccato. Ed è in questo modo che cominciò a porsi domande sulla reale misericordia di Dio e sul dogmatismo religioso.

Nel 1948, poi, la svolta. Insieme ad una sua giovane amica medium fa il “gioco del bicchierino”. L’esperienza non lo convince a pieno, così come altre successive.

Ferraro pretende l’identificazione spiritica e predilige la fenomenologia paranormale fisica, la sola che considera degna di interesse visti i pochi riscontri nell’altro senso. Infatti è molto attento a non scambiare un sensitivo per un medium.

Prosegue con l’idea che la maggior parte delle manifestazioni pseudo-medianiche siano frutto di una connessione tra medium e astante, o, semplicemente, delle facoltà ESP del presunto mezzo.

Poco più avanti, però, incontrò personaggi, alcuni molto noti ed altri meno, che gli fecero credere che in qualche modo possa essere possibile avere un contatto reale con degli spiriti disincarnati.

 

Grandi nomi della parapsicologia del ‘900 ed esperienze ineguagliabili

 

Cerchio Firenze 77: estrinsecazioni misteriose

Come accennato in precedenza, Alfredo Ferraro riuscì a mettersi in contatto con Cerchio Firenze 77 grazie al Dott. Armenia. 

Riuscì ad essere ammesso dalle guide nelle sedute che andarono dal ’75 al 76. 

Il ricercatore era attratto da Roberto Setti a causa delle grandi manifestazioni fisiche che avvenivano durante le sedute e desiderava assistervi.

Di seguito esporrò solo alcuni dei particolari legati agli apporti ai quali Ferraro non ha mai saputo dare una spiegazione scientifica, ma che ha documentato nel corso della sua esperienza nel cerchio:

  • Egli riuscì ad assistere a decine di estrinsecazioni e spiegò che ogni volta la modalità era differente, ma la costante era sempre la luminescenza che accompagnava il fenomeno, con annessa emissione di vapori biancastri indipendenti dalla grandezza dell’oggetto o dai tempi di materializzazione;
  • Gli apporti potevano essere toccati soltanto dal destinatario;
  • L’effetto lucciola, come lo chiamavano i partecipanti, era una peculiarità e consisteva nello staccarsi di piccole particelle intermittenti di ectoplasma che rimanevano sulle mani e i vestiti degli astanti;
  • Cambio repentino di profumi molto forti nella stanza, inspiegabile sotto un punto di vista chimico;
  • Al termine di ogni seduta gli oggetti venivano fotografati, ma non sempre si riusciva poiché molti emanavano una misteriosa radiazione diffusa che li rendeva non fotografatili;
  • Gli oggetti si modificavano con il tempo, alcuni particolari svanivano o diventavano vividi a distanza di giorni.

 

Demofilo Fidani e la cabina di Viale B. Buozzi

Per Ferraro non fu semplice assistere alle sedute di Demofilo Fidani, vi riuscì dopo due anni e presenziò ad una soltanto, con suo immenso disappunto.

Il motivo di tale insuccesso fu un piccolo screzio che avvenne tra i due.

È infatti noto che il Fidani non fosse una persona facile con la quale trattare, anche in vecchiaia, quando ormai aveva perso quasi tutto il suo vigore.

Il ricercatore rimase comunque impressionato dalla seduta alla quale partecipò, ma dovendo scriverne un articolo per una delle riviste legate al mondo del mistero con le quali collaborava, aveva bisogno di altre delucidazioni. Ad esempio, durante la seduta, e nel momento in cui si palesarono le voci dirette, aveva toccato il braccio di qualcuno che non era un’astante e il buio non gli aveva consentito di controllare come avvenne il tutto.

Alla richiesta di chiarimenti il medium ebbe una reazione di collera esagerata e i due non di sentirono per molto tempo.

Un giorno un amico comune portò i saluti di Fidani a Ferraro, egli dopo un po’ lo richiamò e Fidani lo invitò pacificamente nella sua casa ai Parioli (Roma). Tutto tornò come prima, anche se il medium risultava sempre più provato dall’età che avanzava.

L’incontro fu fissato per una sera, dopo cena, ma per motivi logistici il ricercatore tentò di andarlo a trovare nel pomeriggio. Così si avvicinò verso la sua zona e decise di chiamarlo da una cabina situata su Viale bruno Buozzi.

Ferraro compose il numero e gli rispose una voce tonante e piena di vigore. La persona al telefono disse di essere Demofilo Fidani. Ferraro rimase interdetto, poiché ne riconobbe la voce e i modi di fare, ma quelli di un tempo. Però, avendo chiamato lui stesso, non pensò ad uno scherzo, così continuò la conversazione e l’uomo lo esortò ad andare a casa sua in quello stesso istante.

Quando il fisico riuscì a raggiungere l’abitazione, però, trovò una scena che non si sarebbe mai aspettato. Infatti Mila, la moglie di Demofilo, era intenta a sbrigare le pulizie e non aspettava nessuno. Il medium era ancora nel suo letto, si era svegliato da poco e il suo telefono risultava staccato.

Ferraro raccontò tutta la vicenda e Fidani si mise a ridere asserendo: “Non è la prima volta che capita!”.

 

Gustavo Rol, uniti dalla poesia

Alfredo Ferraro ebbe la fortuna di vivere un periodo del ‘900 ricco di personaggi interessanti agli occhi di un ricercatore come lui.

Curioso e sempre alla ricerca di nuove avventure, non gli sfugge quindi il nome di un signore torinese, tale Gustavo Adolfo Rol. Uno dei più validi psicocineti a livello mondiale.

Ferraro sapeva fosse difficile avere la sua considerazione, così cercò di avvicinarlo “parlando la sua lingua”. Sapeva che Rol aveva la passione per la scrittura, specialmente per la poesia. Così decise di inviargli la sua raccolta di liriche “Nuvole e macerie” e l’autobiografia “Il paradiso di legno”.

Il tentativo ebbe successo e il Dott. Rol lo ricontattò curioso. Non fu facile incontrarlo, ci furono vari scambi telefonici. Tra questi uno molto curioso e di enorme rilevanza.

Un giorno Gustavo Rol, in una delle loro conversazioni telefoniche, chiese al ricercatore se conosceva una poesia intitolata L’organetto, la quale iniziava con la frase “Ricordo, sul far della sera…”. Ferraro rimase spiazzato dalla richiesta, non ebbe il tempo di riflettere che lui incalzò “L’ho qua davanti agli occhi…;poi viene le note di quella canzone…”. A quel punto Ferraro rispose: “Certo, è mia!”.

La poesia faceva parte della raccolta Versi nell’ombra che lo studioso aveva tenuto per sé, evitando di inviarla a Rol perché timoroso del fatto che potesse non essere apprezzata.

Rol spiegò che l’avevano ricevuta durante un esperimento e che era convinto che la scrittura fosse proprio la sua, difatti alla fine leggeva A.F.

Come da richiesta di Rol, la raccolta fu inviata a Torino e Ferraro venne ricontattato per la conferma.

La poesia era questa:

L’organetto

Ricordo, sul far della sera,

Le note di quella canzone

Fra nebbie vaganti. Leggera 

Saliva al verone

La voce che, senza armonia,

Composta di note stonate

Nasceva là, in fondo alla via.

Di cose passate 

Sentivo un profumo diffuso,

Un’eco di gioia e tristezza,

Vivevo in un mondo soffuso

Di pace, d’ebrezza.

E mentre ascoltavo, pian piano,

Cessaron le note morenti,

Svanendo in un mondo lontano

Di cose dormienti.

Fu Massimo Inardi, medico e parapsicologo, a confermare la versione, riferendo che il prodigio avvenne a casa di Remo lugli, giornalista e grande amico di Gustavo Rol. Non fu difficile contattarlo ed egli raccontò la vicenda in maniera trasparente, convalidando nuovamente quanto riferito dallo psicocineta.

Lugli giustificò l’evento in questo modo:

“Tu da tempo desideravi metterti in contatto con il Dott. Rol per assistere ai suoi esperimenti e avevi così tentato l’approccio, inviandogli quei tuoi versi. È probabile che il tuo spirito intelligente, secondo la teoria roliana, fosse intervenuto alla nostra seduta mentre tu, a Genova, a quell’ora stavi forse dormendo”.

Da lì in poi Ferraro riuscì a prender parte a numerosi esperimenti, analizzandone le sfaccettature con rigore scientifico e con sincera gratitudine.

Ricerche coraggiose: il curioso caso dell’omicidio di Tivoli, ovvero il caso Falchi

“Presso il Cerchio ASTORGA di Palermo si manifestò un’entità che asseriva di chiamarsi Pietro Falchi, nato ad Osolo da Silvio e Clementina Boldrini, il 11/02/1987(?), di professione muratore, incolpato ingiustamente di omicidio della persona di Francesco Voleri, ucciso a Tivoli.”

L’entità asserì che la sua odissea era iniziata il 26/12/1921 e di essere stato accusato ingiustamente dell’omicidio di Voleri Francesco di Tivoli, dopo essersi recato prima a Roma per cercare lavoro come muratore e poi a Tvoli per questioni politiche. 

Arrestato all’uscita dell’albergo “Del Montenegro”, venne poi rinchiuso prima a Regina Coeli e poi nel carcere di Bozzolo non subì mai giusto processo. Fuggì dal carcere durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale per poi morire sotto le macerie di uno stabile nel quale aveva trovato rifugio. 

Dalle ricerche effettuate risultò effettivamente che un certo Pietro Falchi nacque il giorno 11/02/1887, a Dosolo, da Emilio e Boldrini Clementina e che di professione faceva il bracciante. La sera del 26/12/1921 fu accusato dell’uccisione del segretario del fascio Guglielmo Veroli, così fuggì. Fu poi arrestato a Roma, nell’albergo “Del Montenegro” dove diede false generalità.

Nonostante alcuni fatti non combaceranno con il seguito della ricostruzione,  l’identificazione spiritica è innegabile. Inoltre il cerchio Esseno di Roma e L’Astorga collaborarono con manifestazioni di entità coinvolte in totale sincronia.

 

Contro la strumentalizzazione delle debolezze e del dolore

Alfredo Ferraro aveva le idee molto chiare circa la richiesta di compensi da parte di medium e sensitivi. Egli era convinto che chiunque offrisse un servizio doveva essere adeguatamente remunerato. Ma come calcolare il valore di una prestazione che non è possibile quantificare?

Lo si calcola per la mole di lavoro di chi lo eroga? O in base al peso emotivo attribuito da chi lo richiede? 

Era – ed è tutt’ora –  questo l’unico a sfavore: la totale libertà dei mercanti dell’occulto di millantare particolari capacità, richiedendo ingenti somme di denaro per poi offrire in cambio solo menzogne.

Nel caso di servizi come sedute, o canalizzazioni e quant’altro è veramente impossibile verificare la genuinità del rapporto.

Ed è per questo che ciarlatani si mischiano con aspiranti sensitivi “ben intenzionati”, i quali, a loro volta, si mescolano con l’esigua fetta di personaggi con reali capacità che richiedono compensi miseri per necessità.

In questo modo una meravigliosa occasione si trasforma in mercificazione, plagio e puro egoismo infangando tutto ciò che sembra ruotargli intorno.

 

Conclusioni di un ricercatore itinerante

 

Citazione finale da Testimonianza sulla medianità:

“Vorrei che un giorno, scettici onesti ma non personalmente documentati e testimoni altrettanto onesti ma documentati potessero costruttivamente cooperare. Anche se m’attanaglia il dubbio che tutti si sia coinvolti in un disegno superiormente ineluttabile, che fa dell’uomo, da qualunque parte militi, un eterno schiavo del suo io imperfetto e dell’innata tendenza all’antagonismo in una gara che – ammettiamolo – se si rifiutano le armi degli scettici, la vittoria contro quelle ben più affilate dei mercanti e degli esaltati, non può certo essere vinta. Ma saranno posteri lontani nel tempo a fruire della nuova pace, ammesso che sia umanamente possibile l’ammetterla […]

 

Bibliografia

  • Testimonianza sulla medianità, A. Ferraro, Collana Mistero 1996;
  • Testimonianza sulla parapsicologia, A. Ferraro, Collana Mistero 1993; 
  • Indifferente alla morte, A. Ferraro, Reverdito editore 1988;
  • Manifestazioni medianiche di viventi, di Alfredo Ferraro;
  • Documentazione originale redatta dallo stesso Alfredo Ferraro, in possesso dell'associazione GHR.

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Dalila Roccamatisi

Author: Dalila Roccamatisi

Dalila Roccamatisi si occupa di ricerca e comparazione delle fonti per l'Associazione GHR da ormai un anno. Inoltre è studentessa presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Roma di Tor Vergata. In passato ha collaborato con testate giornalistiche della periferia romana per poi continuare con la stesura di articoli e saggi per altre associazioni. Interessata allo studio delle religioni e ai vari concetti di spiritualità diversificati a seconda delle culture, pone particolare attenzione verso le più antiche, come i culti neolitici della Dea Madre, il Paganesimo celtico o l’Induismo. Appassionata di tutto ciò che è esoterico e misterioso, il folclore italiano raccontato da Giambattista Basile diventa la base per una ricerca che perdura tutt’ ora e le fa raccogliere preziose testimonianze e racconti da ogni parte d’ Italia. Nel campo del paranormale si occupa principalmente di teorizzare e comparare dati raccolti da noti ricercatori (parapsicologi e fisici) dalla seconda metà del ‘900 a oggi. Scopo ultimo della sua ricerca è quello di scoprire cosa si cela dietro un fenomeno di poltergeist, in che modo la mente umana possa interagire con la materia circostante e qual è il confine, se esiste, oltre il quale ci è impossibile spingere le nostre capacità.