“Non è morir quel dono che ha per meta Iddio”
Gustavo Afolfo Rol è, con molta probabilità, il personaggio più controverso e interessante che abbia mai attirato l’ attenzione del mondo della parapsicologia nostrana.
Particolare estimatore di Napoleone (del quale ritrovò anche un busto in circostanze paranormali), della cultura e, in generale, dell’ arte, passò la sua vita nella totale riservatezza; condividendo solo con pochi i segreti delle sue possibilità.
Sicuramente chi conoscerà la sua storia sa che, nel lontano 20 giugno del 1903, ebbe la fortuna di nascere in una famiglia di spicco della borghesia torinese.
Questo gli diede modo, senza alcun dubbio, di poter accedere facilmente agli studi e di poter viaggiare molto; basi che costituirono le fondamenta di quella che poi fu la sua erudizione e apertura mentale.
Risalta in maniera dominante, nei suoi primi scritti, una certa insofferenza verso quella vita preconfezionata che suo padre, affermato banchiere, gli aveva prospettato. Egli infatti scelse si di non venir meno ai suoi doveri, ma lo fece trasferendosi e lavorando all’ estero; un po’ per mitigare la sua insoddisfazione, un po’ per scoprire se stesso.
In cuor suo, Gustavo Rol custodì sempre il sogno di divenire scrittore, ma si rimboccò le maniche gettando tutto in un angolo remoto di se stesso e relegò la sua passione alle meravigliose pagine, ricche di componimenti e pensieri, che scrisse per tutta la vita. La grande stima e gratitudine verso il padre lo portarono sulla strada a lui destinata dalla nascita, poichè sapeva benissimo che seguendo una professione tanto incerta come quella dello scrivere, non avrebbe potuto render giustizia a tutti i sacrifici dell’ uomo che lo aveva cresciuto. Scelta paragonabile ad un frutto assai amaro, figlio di quell’ amore sconfinato che Rol provò sempre per la sua famiglia.
Famoso per il suo animo nobile, ben prima di mettere al servizio di chi ne evocava i prodigi e proprie facoltà, insegnò per anni la lingua italiana a Marsiglia, come volontario, affinché anche le famiglie poco abbienti potessero permettersi un’ istruzione a tal riguardo.
Alla morte del padre, Gustavo Rol, che allora era poco più che trentenne, decise che era giunto il tempo di seguire le proprie propensioni; fu allora che lasciò la banca per aprire un negozio d’ antiquariato in via Maria Vittoria, nel quale, si racconta, non mancò di dar rifugio ad alcuni partigiani; l’ avventura però finì quando il tutto fu distrutto da una bomba. Le opere che si salvarono vennero poi trasferite nella sua casa di San Secondo di Pinerolo. Vicissitudine che fece di lui un “antiquario volante”.
La pittura non poteva mancare nella vita di un uomo tanto sensibile alla bellezza ed estremamente poliedrico. Infatti durante la sua vita dipinse circa 150 quadri, i quali attualmente, purtroppo, non possono essere ammirati liberamente poiché fanno parte di collezioni private.
Oggi come allora è viva in tutti la figura di Rol come sensitivo o medium, anche se in realtà egli rifiutò sempre con forza questi appellativi ritenendosi solo uno strumento in balìa della grandiosità dell’ Universo.
Difatti era convinto che la parapsicologia fosse priva delle basi necessarie atte ad indagare alcuni segreti, poiché questi erano noti solo a Dio. Non disdegnò comunque l’ aiuto della scienza, la quale però non seppe dargli ciò che sperava.
Per quanto si possa cercare un senso logico nell’ istante in cui ci si cimenta razionalmente nello studio e nella narrazione di un uomo come Rol, non si può che rimanere totalmente disarmati di fronte all’ umanità, alla fiducia e all’ amore che lo hanno circondato per tutta la sua esistenza e anche successivamente.
Proprio per questo e per spirito di divulgazione, nonché accrescimento spirituale, riporteremo di seguito alcune sue dimostrazioni straordinarie, cercando però di accantonare la visione “oggettivista”. Mantenendo quindi l’ umiltà e il rispetto necessari all’ impresa.
Sono state scritte tante cose su questo distinto Signore ed è palese che, in qualche modo, la tendenza sia quella di rapportare le proprie convinzioni a quelle che sono state le sue facoltà.
Egli sosteneva che:
“Lo spiritismo, inteso come pratica fin dallo scorso secolo, deve essere considerato alla stregua di un esperimento scientifico, non mai, come una manifestazione di cose soprannaturali. Se l’ uomo crede di potersi mettere in relazione con l’ anima di altri uomini previssuti, sia pure attraverso lo speciale stato fisiologico di un medio, s’ illude”
Leggendo alcuni dei suoi pensieri, arrivati fortunatamente a noi, possiamo scoprire infatti che Rol considera il ricercatore scientifico alla stregua di un avido scopritore della verità divina. Divino non strettamente legato a concetti religiosi, ma riguardante puramente la nostra personale spiritualità.
Rol ci pone quindi di fronte alla nostra inadeguatezza, ci fa scavare dentro noi stessi e porre domande importanti:
Ognuno di noi ha la facoltà di abbandonarsi alla grandezza scoprendola dentro di sé?
E per quanto riguarda le facoltà psichiche: stiamo forse cercando nel “posto” sbagliato?
Non bisogna dimenticare mai che Gustavo Rol fu un uomo di fede; egli era convinto di essere “un docile strumento nelle mani del Creatore” e con sottomissione accolse questo compito portandolo avanti per tutta la vita.
Infatti molte delle sue idee fanno capolino dall’ uscio del suo credo. Ma, al tempo stesso, fu anche un grande ricercatore della verità e non si precluse nessuna via.
Le sue teorie si avvicinarono molto a quelle di Steiner; con l’ ideale dell’ uomo libero e quindi con l’ antroposofia.
“L’antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo. Sorge nell’uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l’antroposofia solo chi trova in essa quel che deve cercare per una sua esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull’ essere dell’ uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete.“
Rudolf Steiner
Per questo motivo ritroviamo molto dell’ animismo antropocentrico nella sua teoria dello spirito intelligente e dell’ armonia universale.
Teorie che egli mise alla base dei suoi inesplicabili e irripetibili “prodigi”, tra i quali troviamo: chiaroveggenza, telepatia, precognizione, retrocognizione, telecinesi, materializzazione e smaterializzazione di oggetti, bilocazione, potere di guarigione, xenoglossia e diagnosi di malattie.
Lo Spirito Intelligente
“Non è vero che nella morte tutto tace”
Secondo Rol ogni oggetto che ci circonda esercita una certa funzione che continua anche quando l’ oggetto cessa di esistere. Questa funzione non è altro che lo spirito dell’ oggetto.
Catterina Ferrari spiega:
“Alla costruzione dell’ oggetto hanno partecipato persone e nella manipolazione, l ‘oggetto, è venuto contatto con altri oggetti: si è costituito così un legame che perdura nonostante la fine dell’ oggetto.
Se esiste lo spirito della cosa, ovviamente lo spirito esiste anche per gli animali, e tanto più per l’ uomo. Rol definisce spirito intelligente quello dell’ uomo; esso non ha nulla a che fare con l’ anima, la quale è immortale e dopo la morte torna a Dio.
Lo spirito intelligente, posseduto da ciascuno di noi, è quel quid che compendia tutto quello che noi siamo e sa tutto del presente, passato e futuro e rimane sulla terra anche dopo la morte e prova dell’ esistenza e dell’ inconsumabilità di Dio.
Come lo spirito di ogni oggetto è legato allo spirito degli altri oggetti che hanno contribuito alla sua creazione, così lo spirito intelligente di ogni uomo è legato ai suoi predecessori.
Così non è impossibile pensare che il nostro spirito intelligente possa risalire attraverso la catena di discendenza al tempo passato, venendo a conoscenza di nozioni che sono il risultato di tutte le funzioni che hanno contribuito formarlo. Il futuro non è altro che uno specchio del passato.
Possiamo pensare ad una sorta di memoria universale legata alla materia, dopo il distacco della parte divina resta tutto ciò che la nostra parte invisibile ha conservato in maniera razionale.“
La Coscienza sublime e l' esaltazione animista
“Io rifuggo dallo spingere, solitaria, la mia anima attraverso il regno dei morti. La coscienza sublime è un compromesso fra le due vite.”
La coscienza sublime di cui parla Rol è sinonimo di una parte già divina dell’ uomo rivelatagli lungo la strada della conoscenza dell’ anima.
“[…]Più che mai sono convinto dell’ importanza della coscienza sublime, quale mezzo inderogabile per avvicinare e conoscere, nella loro vera natura, tutti gli altri fenomeni che, fin qui, nei tentativi dei cosidetti spiritisti non sono andati oltre al capitolo della medianità. Ma come si comporterebbe lo spiritista, se avendo improvvisamente superato il limite delle sue possibilità, si trovasse ammesso al cospetto di avvenimenti i quali già fanno parte delle prerogative dell’ anima, libera, potente e dotata di tutti i suoi attributi divini? Ed avrebbe mai potuto raggiungere lo spiritista, questo walhalla del desiderio, dove la scienza si inchina al genio o dove il genio, ancora trema della sua esiguità al cospetto dell’ Eterno, assoluto e perfetto? La coscienza sublime non è un’ arma a doppio taglio, perché esclude nell sua essenza ogni speculazione metafisica.
[…] la fisica, la matematica e la teologia hanno costituito il tripode sul quale è venuta a poggiarsi la fiducia degli iniziati ma per me, che non posso più credere in queste cose, dove troverà sostegno la mia speranza?”
In Medio Stat Virtus
“Oggi, 28 luglio 1927, la mia ricerca è finita. Ho scoperto una tremenda legge che lega le vibrazioni cromatiche del verde a quelle sonore della quinta nota musicale e a certe vibrazioni termiche: il segreto della coscienza sublime”
Nel momento in cui Rol ebbe più chiarezza circa le sue possibilità le attribuì, in qualche modo, ad un potere basato sull’ equilibrio di tre elementi sui quali egli si concentrava affinché la materia potesse plasmarsi come richiedeva.
Questi sono: il colore verde, la quinta musicale (intervallo che intercorre tra due note, come do e sol dalle quali si ottiene un intervallo di quinta) e il calore.
Egli stesso, una volta , ne spiegò approssimativamente il significato:
“Un giorno ebbi la certezza di aver acquistato una sensazione verde profonda e leggera, suscettibile di ottenere risultati ancora modesti ma determinanti per i futuri sviluppi della mia sensibilità. Da quella prima conquista alla percezione dello spirito intelligente il passo sarebbe stato veramente esiguo. Per intanto, durante quei due anni, avevo stabilito, nelle mie ricerche, che esisteva un rapporto essenziale tra i colori e i suoni, atto a favorire quella particolare sensazione psichica offerta dalle vibrazioni provocate appunto dai colori e dai suoni; sensazione che avrebbe potuto benissimo tradursi in una sorta di calore.“
Da una sua dichiarazione del 1987:
“Cominciai con le carte: perché non doveva essere possibile conoscere il colore di una carta coperta? Provai e riprovai, ma per molto tempo senza risultati. Poi un giorno guardando un arcobaleno ebbi la folgorazione: mi resi conto che il verde era il colore centrale, quello che teneva uniti gli altri. Misurai la vibrazione del verde e scoprii che era la stessa della quinta musicale, e che corrispondeva a un certo grado di calore. Così cominciai a indovinare esattamente le carte e, a poco a poco, a fare tutte le altre cose…”
Dopo la sua scoperta egli, secondo quanto afferma Franco Rol, ebbe per almeno un anno gravi problemi di salute.
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L' estrinsecazione delle Possibilità: Esperimenti con Paola Giovetti, Gastone De Boni e Alfredo Ferraro
“Per quanto mi riguarda io non sono stato affatto dotato naturalmente e in modo speciale di facoltà che mi differenziano dagli altri uomini: ciò che v’è in me, lo possiedono tutti ma, a me e a coloro che si mettono con fiducia assoluta per questa strada, è dato di giungere alla conoscenza di quell’ equilibrio perfetto che governa l’ universo (l’ amor che muove il sole e l’ altre stelle)”
Uno sguardo alla definizione delle “possibilità”
Gustavo Rol amava definire le sue capacità come “possibilità“. Intendendole come un dono da lui estrinsecato, e conosciuto, al fine di essere utilizzato a giovamento del prossimo.
Egli era un grande sostenitore dello spirito dell’ uomo. E secondo le sue teorie ogni essere umano, servendosi dell’ osservazione profonda delle cose e addentrandosi in un percorso spirituale privo di secondi fini, può riuscire ed accedere a verità quasi “divine”. Chiunque, insomma, potrebbe far sue queste spettacolari attitudini intuendole.
È doveroso però specificare che le possibilità non sono replicabili o soggette a leggi conosciute. E, come potete immaginare, questa fu la motivazione principale che spinse Rol a rinunciare alle attenzioni di alcuni parapsicologi e scienziati interessati al suo caso.
Infatti egli sosteneva:
“Io debbo necessariamente agire con spontaneità, quasi sotto l’ impulso di un ordine ignoto come disse Goethe. Mi sono definito la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto. Non è quindi la grondaia che va analizzata, bensì l’acqua e le ragioni per le quali quella Pioggia si manifesta”.
Il perché dell’ amore per le carte da gioco
Rol amava molto utilizzare le carte perché erano per lui un generatore di ordine a partire da condizioni aleatorie.
Di seguito la spiegazione di Franco Rol:
“Per addomesticare le leggi della fisica alle sue esigenze creatrici, e per poter sfruttare le correnti invisibili di una onnipervadente scienza dell’ armonia, Rol aveva creato alcuni esperimenti di base, sui quali e dai quali spingersi nelle più fantastiche e inconcepibili varianti. L’ABC – così lui li definiva – era costituito dalle comuni carte da gioco, che venivano usate quale mezzo matematico, cromatico e simbolico per poter sperimentare in modo regolare e continuativo, dando modo ai presenti di rendersi conto di quale fosse la struttura ricorrente. Di fatto, erano dei veri e propri esperimenti scientifici, nei quali si assumevano determinate condizioni iniziali e si trovava il risultato cercato con l’ azione concomitante di tutti i partecipanti, Rol non essendo che un coordinatore in una misura non molto dissimile dall’azione di un direttore d’orchestra (che non suona strumenti così come Rol non toccava le carte). Questi esperimenti tuttavia, pur se ripetibili nella loro struttura, non lo erano nel risultato, che mutava di volta in volta a seconda del contributo che il “caso” forniva alla scena. “
Dimostrazioni note e pittura diretta
I) I fiori bianchi di Braque (racconto di Remo Lugli)
Sera del 23 maggio 1977 in casa Visca.
Presenti: Nuccia Visca, Alfredo e Severina Gaito, Remo ed Else Lugli ed Alfredo Ferraro (venuto appositamente da Genova).
Rol prega Ferraro di alzare un carta. Viene un tre. Dice:”Prendiamo la lettera dell’ alfabeto, la C“.
Su un foglio scrive C. Chiede ad Alfredo Gaito di dire il nome di qualcosa che inizi per C e lui dice cavallo.
Rol conta le lettere di cavallo. “Sono sette: allora prendiamo la lettera corrispondente al sette, la G“.
Cancella la parola cavallo, butta via il foglio e ne prende un altro dove scrive una grossa G maiuscola puntata.
Fa estrarre un’ altra carta: è un due, che corrisponde a B. Rol scrive la B, pure maiuscola e puntata a fianco della G.
“Adesso” dice “Elencatemi dei nomi propri che inizino per G. Diciamo un lungo elenco di nomi, 28“.
Rol fa estrarre a Severina tre carte, precisando che le figure contano zero. Escono una figura, un uno e un quattro: quattordici.
“Vediamo” dice Rol, “che nome c’ è al quattordicesimo posto di questo elenco“
È Giorgio.
“Pensiamo chi possa essere questo Giorgio B.”
Nunzia ventila che si tratti del Giorgione. Else dice che Giorgione è un soprannome. Alfredo Gaito osserva che può essere un pittore moderno.
A questo punto Rol sembra illuminarsi:
“Si, è quasi sicuro, è moderno. Andate a prendere una enciclopedia di storia dell’ arte“.
Nuccia porta un volume di arte moderna. Gustavo. Else e Nuccia scorrono l’ indice analitico. L’ unico Giorgio è Braque. “Si tratta sicuramente di Georges Braque” dice Rol.
Segue una breve conversazione con alcune considerzioni sul suo tipo di pittura e intanto Gustavo si atteggia a scrivere in scrittura automatica. Le prime parole sono un motteggio di risposta a una affermazione che è stata fatta da qualcuno poc’ anzi, secondo cui “Braque era un cubista e dipingeva alla maniera di Picasso”. “No”, scrive automaticamente la mano di Rol, “Braque dipingeva alla manier di Braque”.
Segue l’ elenco dei colori che desidera usare: il nero, il cobalto, il bianco e dichiara che farà delle rose bianche “alla maniera di Braque”. I fogli, tolti dalla solita risma intonsa e piegati in otto, vengono messi, su indicazione di Rol, in fila, uno dietro l’ altro, e quindi deposti davanti a Severina. Rol fa posare sul mucchietto un bacinella d’ acqua, quindi si alza, si avvicina, in piena luce, alla bacinella e vi affianca i tubetti dei tre colori indicati, senza aprirli. Non mette pennelli e comincia a tracciare nell’ aria motivi come se disegnsse con una matita.
A un certo punto si ferma e dice:” Ecco, è pronto, guardate“.
Severina Gaito toglie il primo foglio da sotto la bacinella e lo apre. C’è un piccolo, meraviglioso acquerello a tinte azzurre, blu e bianche riproducente una natura morta con due vasi, l’ uno grande, l’ altro piccolo, pieni di rose stilizzate binche, sopra un tavolo e, come sfondo, una parete azzurra e grigia.
Fortunatamente Rol non parla di distruggerlo, lo regala ad Alfreo Ferraro che, commosso, si alza e va ad abbracciarlo e baciarlo.
Il quadretto fu pubblicato nel 1998 nel volume Indifferente alla Morte, dello stesso Ferraro, il quale correlò il relativo testo con la perizia di un esperto, il Prof. Alfredo Giubilei di Genova; quest’ ultima fu eseguita il 13 luglio ’77 e confermò la Scuola di Braque, se non addirittura la mano stessa del pittore.
II) De Boni e Giovetti vedono creare e distruggere un Picasso
Nell’ ottobre 1981 Rol riceve nella sua casa, per una seduta, due ospiti d’ eccezione. Sono i parapsicologi Dott. Gastone de Boni di Verona e la dottoressa Paola Giovetti di Modena. Due eminenti studiosi, di due generazioni.
De Boni, autore di un poderoso volume, L’uomo alla conquista dell’ anima, è allievo di Ernesto Bozzano, grande studioso dei fenomeni pranormali, ed erede della sua biblioteca, migliaia di volumi, la più grande d’ Europa.
Paola Giovetti è la studiosa moderna, tra i massimi europei, attivissima, autrice di inchieste e di una dozzina di volumi sui vari temi della parapsicologia. Entrambi hanno già avuto occasione di assistere ad esperimenti di Rol, ma hanno chiesto di poterlo incontrare nuovamente, con la speranza di vedere la pittura diretta. Hanno la fortuna di assistere alla creazione di un Picasso, ma anche l’ amarezza di vederlo distruggere. Così racconta Paola Giovetti quell’ esperimento su uno dei suoi volumi “Arte Medianica“:
Come si vedrà, il meccanismo che caratterizza gli esperimenti di Rol è piuttosto complesso: è come se l’ esperimento si costruisse poco per volta, quasi da solo, sulla base di elementi e dati imponderabili, per lo più forniti dai presenti stessi, i quali – a giudizio di Rol – hanno nella riuscita dell’ esperimento un ruolo molto importante. Ricorrente è l’ uso delle carte da gioco, di fogli di carta e di matite.
Sono presenti, oltre a Rol, il Dott. De Boni e a me, altre due persone: una coppia di amici di Rol, abituali frequentatori delle sue sedute. L’ esperimento si svolge a casa di Rol, in una bella sala arredata con mobili antichi, intorno a un tavolo rotondo. È già quasi mezzanotte quando ci accingiamo all’ esperimento: Rol infatti usa chiacchierare prima con i suoi ospiti, intrattenersi con loro, scaldare l’ atmosfera, e solo quando lo stato d’ animo del gruppo gli sembra quello giusto fa trasferire i presenti dalle poltrone al tavolo rotondo.
Rol dice dunque al Dott. De Boni e a me di dire a turno delle lettere, che lui via via scrive su un foglio. Escono così: DGPCFETOSA e altre.
Quindi, su indicazione di Rol, io alzo a caso un mazzo di carte e trovo un tre. Questo significa, dice Rol che dovremo usare la terza lettera, che è una P.
“Mi dica un nome che cominci per P”, dice ancora. Dico Paolo. “Paolo”, mormora Rol tra sé, “vediamo se qui con noi c’è un Paolo…Ecco si, ce n’è uno speciale, Pablo, Pablo Picasso”.
A questo punto Rol comincia a parlare in francese con un personaggio invisibile che gli dice cose che solo lui sente.
“Benissimo, farai una pittura…però dopo dovremo distruggerla? Ma è un peccato, se è così preferiamo rinunciare…Scelga un’ altra carta”.
Dice rivolto a me, “Vediamo se c’ è qualcun altro”. Io alzo il mazzo e trovo un altro tre.
“Si vede che vuol restare”, dice Rol, “D‘altra parte quest’ anno è venuto spesso, è il suo centenario…D’ accordo” continua prlando in francese all’ invisibile Pablo Picasso, “Accettiamo questo disegno che dovremo distruggere”.
Si comincia allora l’ esperimento. Da un blocco da disegno di normale formato Rol strappa 5 fogli, uno per ciascuno dei presenti. Tutto sempre in piena luce. Pieghiamo i fogli in otto e li deponiamo sul tavolo. Rol mi dice di sceglierne uno e di mettermelo in tasca. Non avendo tasche lo infilo sotto la camicetta. Poi Rol incomincia a parlare in francese con Picasso e viene a sapere che occorrono colori a tempera blu cobalto, rosso, bianco e nero. Poi pennelli, una matita, una gomma, una vaschetta piena d’ acqua. Rol si alza e va a cercare il materiale, che viene allineato sul tavolo. I tubi di colore sono secchi e duri, da molto tempo non vengono usati, ma Rol non se ne preoccupa: “Se ha chiesto questi”, dice, “Si vede che può usarli anche così”.
Finalmente è tutto pronto: ora Rol prende un altro foglio, se lo mette davanti e mi chiede cosa vorrei che venisse rappresentato.
“Una donna”, dico.
“Pudica o impudica?“
“Facciamo impudica…“
“D’ accordo, una donna impudica…“
Ora Rol fa solo il gesto di dipingere: sfiora appena i tubi chiusi e secchi col pennello e poi lo fa scorrere, perfettamente pulito, sul foglio bianco, descrivendo via via gli elementi del futuro quadro:
“Eccola qua, la nostra signora impudica, è seduta sul letto; e dietro a questa tenda c’è un uomo che guarda di nascosto…sul tavolino accanto al letto ci sono dei fiori…Ecco, è finito!“
Il foglio davanti a Rol è sempre perfettamente bianco.
“Prenda il foglio che ha addosso e lo getti nella vaschetta d’acqua“.
Eseguo con una certa titubanza poiché il foglio ripiegato galleggia, così Rol mi dice di spingerlo bene sotto col dito. Poi il foglio viene estratto grondante d’ acqua e aperto: sopra c’ è la pittura che io ho suggerito. Lo stile è quello tipico di Picasso: una donna nuda sul letto, un uomo che la spia, i fiori sul tavolo.
Sotto c’ è scritto: La femme impudique.
Rol ci mostra il disegno e poi lo fa a pezzi.
Di seguito un raro documento audio riguardante una serata di esperimenti. Per maggior chiarezza il video è stato montato unendo la preziosa testimonianza dal fisico Alfredo Ferraro.
La diatriba con il CICAP di Angela
Tra i vari scettici che scrissero di lui Piero Angela fu quello più noto e che, allo stesso tempo, scosse maggiormente Rol.
“Non comprendo perché si ostinino, parlando di me, di aver ricorso fenomeni materiali quando invece tutta la mia vita è stata volta, dedicata ad alleviare le sofferenze del mio prossimo. Io stesso rimasi sempre stupito se non commosso dei mezzi paranormali ai quali appoggiai le mie azioni. La sola giustificazione che trovai a mia tranquillità, fu quella di agire per volontà di una volontà che mi sovrastava e che mi indicava la carità come un mezzo onnipotente e unico. Ma ebbi difficoltà di riconoscere da quella volontà quel Dio che l’ uomo esalta nell’ istante stesso in cui lo dissacra. Per intanto la vita terrena è mortale a differenza di Dio che continua già in terra a rivelarsi eterno”
(Lo sfogo di Gustavo Rol dopo aver letto un articolo in cui veniva definito un ciarlatano)
Piero Angela inserì nel libro “Viaggio del mondo del paranormale”, del 1978, alcune considerazioni tendenziose su Gustavo Rol.
Egli riuscì ad assistere ad alcune sue dimostrazioni senza, però, mai poter studiare le sue possibilità in alcun modo. E, privo di strumenti idonei atti a comprendere, ridusse il tutto a mero gioco di prestigio, trascrivendo così considerazioni prive di qualsiasi modus scientifico.
“Egli ha mentito su quanto mi ha veduto fare, nel modo che l’ ha veduto fare e su quanto mi ha sentito dire. Io sono convinto che egli abbia agito col deliberato proposito di distruggere in me la dimostrazione di tutto ciò che lo spirito umano può compiere quando si ispira a Dio. Tale comportamento mi fa pensare che egli in Dio non creda affatto, ma io lo attendo per quel giorno quando mi incontrerà nell’Aldilà e gli punterò contro il mio dito indice, non tanto per il dispiacere che può avermi procurato, quanto per l’avere, con il suo comportamento, chiuso quella porta che io avevo socchiuso alla Scienza”
Per di più, utilizzò a sostegno delle sue tesi la parola di alcuni prestigiatori del tempo, che non videro mai Rol all’ opera, ma fecero considerazioni casuali basandosi sui racconti di Angela.
Un atteggiamento chiaramente intriso di preconcetti e sicuramente lontano dal vero spirito di ricerca, dedito alla pura divulgazione, priva di qualsiasi secondo fine.
A oggi, quindi, non si ha alcuna testimonianza scientifica seria che attesti la falsità delle dimostrazioni di Gustavo Rol.
Non chiamatelo dunque medium
Cercando a tutti i costi una definizione che releghi in una categoria a noi conosciuta questo particolare personaggio possiamo solo donargli, con estrema onestà intellettuale, l’ appellativo di Maestro Spirituale o illuminato.
Ma non fu soltanto questo; fu: uno scrittore di talento, un artista in erba, un amico per molti e un rifugio per altri.
Ad ogni modo, in qualsiasi maniera si ritenga più appropriato ricordarlo, non si può negare che scelse di lasciare a noi l’ indispensabile “passandoci la palla”. Con il chiaro intento farci ereditare l’ arduo compito di comprendere le leggi che fanno interagire armoniosamente mente, tempo e spazio.
Perché quindi interessarsi a Gustavo Rol se ci si occupa principalmente di ricerca psichica?
Non siamo certo avvezzi alle fatiche di Sisifo. Assolutamente!
Questa Associazione non volge lo sguardo soltanto a chi studia e si interessa di ricerca a livello professionale o amatoriale, ma, soprattutto a chi vi si avvicina privo di armi, col cuore infranto, o con la sana necessità di comprendere la natura intrinseca degli avvenimenti, che ci vedono protagonisti, in maniera profonda.
A tal fine, Rol, incarna senza alcun dubbio il mentore che tutti noi vorremo avere al nostro fianco.
Carpendo i suoi insegnamenti ci si trova più ricchi spiritualmente e meno spaventati di fronte alla mole sconsiderata di personaggi senza scrupoli che, armati di sano egoismo e poca etica, si fanno forti delle debolezze altrui.
Quindi vi invitiamo a seguire la via maestra: quella della conoscenza; senza esitazione alcuna.
Scientia potentia est.
“La vita è un gran giardino
dove tutte le cose
fioriscono e si sfogliano
come fanno le rose.
La Primavera canta sul liuto suo
d’ argento
le strofe che l’ Autunno disperderà col vento
e l’ eco di quel canto ritorna in ogni cuore
a lasciarvi il rimpianto d’ ogni cosa
che muore.”
Gustavo Adolfo Rol
Credits
- Io sono la grondaia. Diari, lettere, riflessioni – di Gustavo Rol, a cura di C. Ferrari, 2000;
- Gustavo Rol, una vita di prodigi – di Remo Lugli, 1995;
- Sito a cura di Franco Rol http://www.gustavorol.org