Testimonianze e peculiarità di uno dei soggetti PK più interessanti del '900.
Nina Kulagina fu probabilmente il soggetto PK che più di tutti appassionò parapsicologi e scienziati verso gli anni ’60 e ’70. Nata nel 1936 a Leningrado e morta nel 1990, la donna si prestò a dimostrazioni pubbliche fino a tarda età nonostante i molti problemi di salute.Infatti sembra che le sue capacità non abbiano mai subito un calo durante la sua vita ma che, tutt’ altro, si siano fortificate con gli anni grazie alla continua pratica e ricerca.Famosa per avere facoltà psicocinetiche, non ebbe alcuna difficoltà nel cimentarsi in ogni sfida a lei proposta.Secono vari studiosi, tra cui Pratt, la percentuale di successo nelle prove proposte si aggirò intorno all’ 80%. Qualsiasi materiale posto tra lei e l’ oggetto non pregiudicò le facoltà PK, inoltre fu in grado di muovere svariati materiali (dal vetro al pane), il tutto collocato su tavoli, pavimenti e sedie. Anche la lontananza non sembrò essere determinante, infatti la Kulagina riuscì ad operare da una distanza minima di cinque centimetri fino alla massima di due metri. I ricercatori per giunta riferiscono che la modalità di esecuzione mutò negli anni affinandosi. Il soggetto infatti passò dall’ imporre le mani verso gli utensili in questione a non avere bisogno di compiere alcun gesto e a muoverli quindi, semplicemente, servendosi del “pensiero”. Dimostrò in ogni caso alcune difficoltà. Ad esempio ci risulta prediligesse oggetti sferici e conosciuti piuttosto che il contrario, e fu del tutto impossibile per lei fu muoverli nel vuoto. In ogni caso chiunque ebbe il piacere di incontrarla non potè avere dubbi circa la genuinità delle sue attitudini.
Breve riferimento alla psicocinesi
Psicocinesi o PK (dal greco ψυχή psyché “mente” e κίνησις kìnesis “movimento”) è il termine coniato da J. B. Rhine al fine di indicare l’ azione della mente sulla materia. Rientrano nel campo della psicocinesi i Poltergeist, raps, levitazioni, spostamenti di oggetti, impronte e così via. Quando si analizzano presunti fenomeni spiritici l’ interpretazione psicocinetica, e quindi quella che attribuisce le vari manifestazioni alle sole facoltà della medium, tende ad avere meno risalto, in realtà, non è assolutamente da accantonare. Visto che a oggi non vi è una lettura definitiva della fenomenologia medianica gli studiosi tendono ad orientarsi verso la propria impostazione personale, che sia questa animica o spiritica.
La fama oltre la cortina di ferro
Non è molto chiaro il modo in cui la Kulagina venne a contatto per la prima volta con queste facoltà. Le storie sono molte e nessuna proviene da una fonte ufficiale. La più famosa è quella che la vede protagonista di uno dei tanti esperimenti fatti dai sovietici ai tempi della guerra fredda finalizzati allo sviluppo di facoltà extrasensoriali. Infatti, durante questo periodo, sia gli Stati Uniti (vedi progetto Stargate) che l’ URSS tentarono di utilizzare le facoltà paranormali di alcuni soggetti a loro vantaggio, l’ interesse maggiore era rivolto alla “remote viewing”. Per fuga di notizie o per la probabile straordinarietà delle immagini riportate i filmati che ritraevano la Kulagina in piena azione durante i test nei laboratori russi furono sottratti e fatti arrivare in Occidente, fino ad arrivare nelle mani del fisico inglese Benson Herbert, il quale cominciò a tradurre la documentazione ricevuta per poi pubblicare il lavoro sulla sua rivista Journal of Paraphisics verso gli anni ’60.
Molti studiosi si interessarono alla donna: L. Vasiliev, Z.Rejdak, J.C. Pratt, B. Herbert, M. Ullman e altri.
IL CECOSLOVACCO ZDENEK REJDAK E I FILMATI CHE LA FECERO CONOSCERE AL MONDO
Fisiologo e psicologo, nonché fondatore della psicotronica, Rejdak fu segretario scientifico di uno dei centri più rinomati e rispettati di parapsicologia in Cecoslovacchia: Il comitato di Coordinamento delle ricerche sulla Telepatia, Telegnosi e Psicocinesi.Collaborò con Vasiliev e fu uno dei parapsicologi più importanti dell’ Est europa. Lo studioso ricevette il materiale da Herbert e si interessò subito al caso. Così nel 1968 decise di andare a visitare Nina Kulagina per fotografarne i risultati. I test si svolsero nell’ abitazione della donna ma solo dopo gli accertamenti di prassi, controlli meticolosi circa la presenza di magneti o fili.
Di seguito la testimonianza del Sig Rejdak:
“Dopo che c’eravamo seduti attorno al tavolo, io chiesi alla signora Kulagina di lasciare il posto in cui aveva deciso di sedersi e mettersi invece al lato opposto del tavolo. La prima prova era quella di tentare di piegare la punta di un compasso dapprima a destra e quindi a sinistra. La signora Kulagina teneva le mani a circa cinque-dieci centimetri al di sopra del compasso durante tutto l’esperimento e altrettanto fece durante gli esperimenti successivi. Dopo un breve intervallo per concentrarsi, la punta del compasso di piegò più di dieci volte. Successivamente tutta la punta del compasso girò sul tavolo, quindi si mosse anche una scatola di fiammiferi, alcuni fiammiferi furono sparsi e poi un gruppo di venti fiammiferi si spostarono tutti insieme. Io posi sul tavolo allora il mio anello d’ oro e quello si mosse più velocemente di tutti gli altri oggetti…Io scelsi alcuni bicchieri e degli oggetti di porcellana togliendoli dalla credenza, che pesavano da dieci a venti decigrammi e la signora Kulagina riuscì a spostare anche quelli. Su richiesta essa era in grado di porre gli oggetti in movimento, dopo che questi erano stati poggiati su una sedia o anche sul pavimento. Tutto ciò fu fatto in piena luce. L’anello d’ oro che la donna aveva fatto muovere fu tolto dal dito e fu messo sul tavolo. Lei fece passare le mani al di sopra di esso e l’ anello si spostò verso di lei. La presenza di fili o di qualsiasi altro mezzo di collegamento era assolutamente fuori questione.
I fiammiferi che avevamo usato non erano stati peraltro esaminati, in quanto appartenevano a noi e così pure la scatola di fiammiferi; pertanto essi non potevano essere stati preparati prima dalla donna. Qualsiasi frode era impossibile, dal momento che la Kulagina sedeva in una stanza pienamente illuminata, sotto il controllo del Prof. Sergeyev, del Dott. Zvenev, del Signor. Blazek ed il mio stesso. Altri oggetti furono selezionati da me personalmente e così essa non ebbe alcuna opportunità di prepararli in anticipo.
Le chiedemmo di far muovere i fiammiferi non soltanto verso di sé, ma anche nella direzione opposta. Le chiedemmo anche di far muovere soltanto un fiammifero, indicato specificamente da noi, fra tutto il gruppo di fiammiferi che stava lì. Successivamente le ponemmo davanti due compassi e le chiedemmo di farne spostare uno a turno. Tutti questi compiti vennero assolti. È dunque evidente che l’ energia esteriorizzata può essere diretta dalla volontà del soggetto”.
Redjek inoltre monitorò i parametri vitali della Kulagina accorgendosi del battito cardiaco scostante, della perdita di peso e del numero elevato di zuccheri nel sangue. Inoltre segnalò altre sintomatologie riferite dalla donna.
Il Dott. J. Gaither Pratt, direttamente dal reparto di Parapsicologia della Virginia, fu uno dei presenti al convegno del 1968. In questa occasione ebbe modo di assistere alla proiezione dei video della Kulagina.
La sua reazione non si fece attendere.
Arrivò a Leningrado nel 1970 accompagnato dallo psicologo Jurgen Keil (dell’ Università della Tasmania) ma non riuscì ad incontrare la donna e raccolse solo informazioni su di essa. Non contento tornò nuovamente, stavolta accompagnato da C. Ransom (scrittore e parapsicologo) e potè incontrarla facendo direttamente i test nella sua stanza d’ albergo. Dopo aver tentato, senza alcun risultato, di far imprimere alla donna immagini sulla pellicola di una vecchia polaroid si concentrò su esperimenti di psicocinesi. Lasciarono la donna da sola nella stanza e iniziarono ad osservarla a sua insaputa.
La seguente testimonianza verrà riportata sul libro, scritto da J. C. Pratt, “Le odierne ricerche sull’Esp”:
“Potevo vedere la Kulagina attraverso la porta aperta. La donna stava seduta all’ estremità di un tavolino di fronte a me e la scatola di fiammiferi e il compasso erano poggiati sul piano del tavolo davanti a lei. Dopo un po’ mi accorsi che la scatola di fiammiferi, mentre lei teneva le mani serrate e protese verso di essa e sembrava profondamente concentrata, andava spostandosi di parecchie decine di centimetri attraversando il tavolo e andando verso di lei. La donna pose nuovamente la scatola al centro del tavolo e questa nuovamente cominciò a muoversi nella medesima direzione di prima.”
Dopo questa esperienza lo studioso tornò di nuovo in Russia e nonostante le difficoltà, date dal divieto da parte dei sovietici di studiare ancora la donna, riuscì ad assistere nuovamente alle sue sbalorditive dimostrazioni.
BENSON HERBERT E MANFRED CASSIRER
Benson Herbert (direttore dell’ inglese Laboratory of Paraphysical) e Cassirer (ricercatore) visitarono l’ Unione Sovietica nel 1972 per conoscere da vicino Nina Kulagina dopo anni di studi sul suo caso. Si incontrarono in una stanza d’ albergo a Leningrado. Ma quello che sembrò essersi rivelato un buco nell’ acqua, a causa delle pessime condizioni di salute della donna, si trasformò in un’ interessante contatto:
“La Kulagina mi afferrò il braccio sinistro circa dieci centimetri al di sopra del polso […] io attesi non sapendo bene cosa aspettarmi. Se non altro pensavo di poter avvertire una qualche influenza benefica e piacevole, ma per circa due minuti non sentii assolutamente nulla, se non un naturale aumento del calore sotto la stretta delle sue mani. Poi, pressoché all’ improvviso, sperimentai una nuova sensazione, che all’ epoca io descrissi come una specie di “calore” ma che oggi, dopo una lunga riflessione, ritengo fosse più simile ad una blanda scossa elettrica […]. Dopo forse un paio di minuti, giunsi alla conclusione che non ce la facevo più a sopportare quella sensazione e svincolai il braccio”.
Herbert descrisse una sensazione costante giunta all’ improvviso e non, come ci si aspetta, cresciuta nel tempo.
Verso il 1973 riprovò a testare la donna presso L’Hotel d’ Europe a Leningrado, ma questa volta portò con se divesi congegni con i quali intendeva misurare la forza della PK. Uno di questi era un idrometro galleggiante.
Quel giorno Nina Kulagina era nuovamente ammalata, e non se la sentì di fare alcun tentativo. Tuttavia fu capace di indurre alcuni piccoli movimenti dell’idrometro. Esausta dopo questo sforzo, si sedette su una sedia a circa un metro dal dispositivo. Da questa posizione concentrò però la sua attenzione su di esso e riuscì, allungando le braccia in direzione dell’ apparecchio, a far fluttuare l’ idrometro in linea retta verso il lato opposto del recipiente per poi farlo tornare indietro. I due studiosi confermarono l’ assenza di fili e che, precisamente, non vi fosse possibilità di frode da parte della donna. La Kulagina dopo fece anche muovere una bussola, ma data la scarsa forma fisica non riuscì a fare molto altro.
VERSO LA CHIUSURA ALLE DIMOSTRAZIONI PUBBLICHE E I PRIMI CEDIMENTI
A causa del clamore e dell’ uscita del libro “Le scoperte psichiche al di là della Cortina di Ferro”, ritenuto da molti un lavoro banale e sensazionalista, i sovietici scelsero di vietare le visite alla donna, questo rese le sue dimostrazioni pubbliche sempre meno frequenti.
Nina Kulagina inoltre iniziava ad avere grossi problemi di salute, probabilmente dovuti agli sforzi ai quali era costretta durante varie dimostrazioni.
Come già accennato, riportò ogni volta i seguenti problemi fisici. Alcuni monitorati dai macchinari dei ricercatori, altri riferiti dalla donna:
- Bpm 86 a riposo e 136 durante le sessioni, fino a un picco di 240 battiti per minuto se sotto pressione(Ullman 1971);
- Perdita di 800 gr in 30 minuti di seduta (Rejdak 1969);
- Contenuto elevato di zuccheri nel sangue (Rejdak 1969);
- Lamentava dolori a schiena, collo, gambe, piedi e muscolari in generale (i quali potrebbero essere dovuti alle posizioni forzate assunte dalla donna anche per due ore di fila durante i test);
- Insonnia;
- Nausea.
Alcuni di questi sintomi sono identici a quelli accusati dalla Palladino dopo le sue sedute.
Osservazioni e considerazioni finali
Nell’ articolo non sono stati riportati eventi, o circostanze, dei quali non si trovano documentazioni visionabili. Come quello in cui la donna avrebbe fermato il cuore di una rana, oppure il fatto che sia stata in grado di riconoscere i colori senza vederli (esperimenti probabilmente eseguiti da L.L. Vasiliev).
Nonostante sia stata spesso accusata di frode non vi fu mai una testimonianza reale circa questa considerazione. Da parte dell’ L’Istituto Mendeleev per la Metrologia ci furono varie accuse, finchè non provarono a testarla loro stessi e nel report non seppero dare una spiegazione ai fatti osservati.
Ci siamo affidati a ricerche effettuate da professionisti dell’ epoca correlate da testimonianze scritte e consultabili che troviamo del tutto credibili.
Le conclusioni che possiamo trarre leggendo le parole dei vari ricercatori è che la donna, con molta probabilità, fosse in possesso di una genuina capacità di potere sulla materia. Potendoci attenere solo agli scritti non ci rimane altro che affidarci alla buona fede dei grandi nomi che si cimentarono in questa ricerca spasmodica della verità. Provare a mettere in dubbio una quantità tale di dati vorrebbe dire andare contro al metodo scientifico di per sé. Il quale a più riprese, nel corso degli anni, è stato trasformato in una sempiterna spada di Damocle atta a disincentivare le ricerche nell’ ambito della parapsicologia.
Credits
- https://www.spr.ac.uk/search/node/Kulagina
- D. Scott Rogo, Il Mistero della Psicocinesi, Edizioni Mediterranee, 1996.
- H.H.J.Keil, M. Ullman, B. Herbert, J.G. Pratt – Directly observable voluntary PK effects, PSPR Volume 56, 1973-1982, pp. 197-235.