Il cerchio Ifior

Il cerchio Ifior rispetto ad altri Cerchi ha la particolarità di non avere un solo Strumento ma due. Il primo incontro con la medianità e i fenomeni connessi è avvenuto il 7 luglio1977, quando alcuni amici si sono presentati a casa dei futuri medium con un tabellone per “giocare” ad una seduta col piattino. Nessuno avrebbe potuto immaginare, allora, quali sarebbero stati gli sviluppi di quello che inizialmente si prospettava, nelle intenzioni e nelle aspettative dei presenti, come un divertente gioco di società, in quanto nessuno si sarebbe mai aspettato una risposta oggettiva. Si sono manifestate invece alcune Entità che, comunicando in modo per lo più scherzoso, hanno cominciato ad accennare ad alcuni temi che in seguito sarebbero stati trattati in modo più approfondito (reincarnazione, piani di esistenza ecc) e sarebbero diventati la base di un lungo percorso di conoscenza della realtà, ma soprattutto di se stessi, per le numerose persone che ne sarebbero venute a contatto negli anni. Contemporaneamente le stesse Entità fornivano consigli “tecnici” per facilitare le comunicazioni e verso la fine di quella prima estate era possibile ottenere alcuni messaggi tramite la scrittura automatica.

Nel mese successivo si presenta un’ Entità di nome Fabius, che in seguito diventa una delle Guide principali del Cerchio, ma che per il momento si limita principalmente a raccontare la propria vita vissuta nella Roma imperiale del primo secolo dopo Cristo, attraverso “dialoghi”. Si tratta di una forma di tirocinio per abituare lo strumento a non aver paura e ad abbandonarsi a ciò che, attraverso di lui, avviene. Dopo tempo avviene l’incontro con Alfredo Ferraro (fisico genovese) che, da questo momento, segue il Cerchio nella sua evoluzione aiutando la coppia a capire ciò che sta succedendo.

Il 1980 segna una svolta decisiva nel lavoro del Cerchio Ifior, infatti si consolida il gruppo di persone che partecipa alle sedute e gli interventi delle Guide si fanno più strutturati e approfonditi. È in questo arco di tempo che si manifestano alcune delle Guide più importanti, quelle che porteranno avanti nel corso degli anni l’ insegnamento etico e filosofico suddividendosi i vari compiti: Scifo si occupa delle relazioni tra il mondo della materia e quello dello spirito fornendo ampie e precise lezioni; Viola porta un insegnamento d’ amore; Zifed spezza la “tensione mentale” degli incontri con il suo modo di fare vivace e ironico; Fabius continua ad intervenire inducendo ogni individuo a trovare da solo la risposta ai propri problemi interiori.

Nel 1985 vi è un’ ulteriore svolta nell’ evoluzione del Cerchio, esso viene infatti aperto alla partecipazione di persone provenienti da città diverse e gli incontri di insegnamento si svolgono regolarmente con cadenza mensile. Per il momento sono le Guide a decidere le date degli incontri e a segnalare le persone nuove che, via via, vengono ammesse.

L’ insegnamento più grande che le Guide offrirono non fu il fenomeno fisico, forse neppure il messaggio, ma il ricercare e condividere quell’ Amore profondo che offrì ad ognuno la possibilità di esistere.

«….in ogni uomo arde una candela che nessuno può spegnere»

(Labrys)

Il simbolo della candela rappresenta graficamente l’individuo nella sua totalità: la sua parte materiale (la candela) che si unisce in lui a quella che è la sua parte spirituale (la fiamma), indicando la complementarietà e non la contrapposizione tra la luce e il buio, entrambi presenti nell’intimo dell’uomo, che dissolvono, poco per volta, l’ambivalenza che caratterizza ogni aspetto inerente l’essere umano incarnato.

La medianità

Non c’ è dubbio che il fenomeno che ci troviamo di fronte sia da classificarsi nella categoria della medianità in quanto, non solo esso esula dalla volontà del medium, ma propone anche “dei concetti e degli insegnamenti validi per qualunque uomo voglia ascoltarli” espressi attraverso la creatività dello psichismo comunicante che di volta in volta è diversa. Creatività che deve essere intesa nel senso della personalizzazione del discorso, nell’uso del linguaggio, della prosa o della poesia, del monologo o del dialogo, nella spiegazione logica o nell’aneddoto allegorico, tanto da rendere facilmente riconoscibile l’identità dello psichismo comunicante. La comunicazione avviene attraverso una trance di tipo telepatico, questo significa che Tullia e Gian partecipano alle sedute riuscendo ad ascoltare, a seguire, nella maggior parte dei casi, quanto viene detto e quindi a vivere questo tipo di esperienza anche a livello fisico, cosa che non sarebbe possibile se fosse utilizzata una trance ad incorporazione profonda.
 

 

Alcune identificazioni

Il caso Ramacciotti

In una seduta dell’ottobre 1980, pervenne il messaggio che segue.

 

Io ho vissuto all’incirca un secolo fa e mi dispiace molto che questa sera non sia presente padre Eugenio; avremmo potuto parlare assieme. Infatti, vedete, io ero allora un frate e vivevo la mia giovinezza da frate in quel di Firenze. Infatti insegnavo alla scuola che era posta in via del Corso, nell’allora palazzo Cepparello. Vi stava in quel palazzo una scuola diretta dall’ordine a cui io appartenevo; e io appartenevo a quei frati che sono detti Scolopi. Io vorrei parlarvi di quand’ero in questo palazzo e insegnavo ai bambini delle elementari, in un’aula al primo piano con grandi finestre e tanta luce. In questo palazzo c’era la scuola ma io non vivevo nel palazzo e abitavo alcuni isolati più avanti, nel borgo San Lorenzo; e avevo, diciamo pure, una cella nel convent° che stava in via de’ Martelli. Per arrivare alla mia cella, passavo spesso attraverso le viuzze, perché mi piaceva molto respirare quell’aria di antichità che più facilmente si riscontra nelle vie piccole che nelle vie grandi. Quelle viuzze erano allora animate da gente semplice e neanche tanto… raccomandabile. C’era, in particolare, una giovane figliola che, ogni volta che passavo, non si peritava affatto dell’abito che portavo, ma mi rivolgeva ampi cenni invitanti e, spesso, mi faceva anche l’occhio di triglia. Voi capite bene che allora ero molto giovane e, malgrado non dessi molto peso alla cosa, tuttavia mi sentivo molto in imbarazzo. Ciononostante, continuavo a passare per quelle strade per i motivi che già vi ho detto. Questa figliola divenne per me quasi una conoscenza, anche se non vi fu mai, a quell’epoca, un contatto diretto. Era una figliola del popolo, dai colori vivaci, sia nell’abbigliamento sia nelle guance, e sembrava sprizzare gioia e vitalità da tutta la persona. Seppi un giorno, attraverso una coincidenza, che questa giovane figliola faceva quella vita anche per poter mantenere un bimbo che aveva avuto akuni anni prima, il cui padre si era disperso nella massa anonima che la frequentava. A giudicare dal suo viso, dalla luce che c’era nei suoi occhi, sembrava che questo non le provocasse alcun danno, alcun turbamento eccessivo. Tuttavia, un pomeriggio inoltrato che passavo per le solite vie, vidi quella giovane al suo solito posto ma con l’espressione ben diversa: il suo viso era pallido, tirato, l’allegria era sparita dai suoi occhi e non seppi resistere alla tentazione di avvicinarmi a lei e di chiederle come mai, lei che avevo notato sempre così piena di vita e di giovinezza, avesse improvvisamente quell’aspetto così sfiorito e così triste. La giovane, piangendo, mi spiegb che figliolo che aveva, dopo breve malattia, gli era venuto a mancare, cosicché aveva perso la spinta a lottare, a portare avanti la vita che stava conducendo. Io non seppi che cosa dirle, monnorai akune parole di conforto, come di solito si fa in questi casi, e ritomai alla mia dimora. I giorni che seguirono per me furono pieni di dolore prima e di dubbi poi: come poteva un Dio buono e giusto arrecare un tale dolore ad una madre, a una donna che, pure, non aveva avuto altro dalla vita che vicende miserevoli? Dov’era la giustLia divina, qual era la giustizia divina, se lo scopo di un’esistenza veniva distrutto in un attimo? Fu un periodo molto difficile e anche il mio superiore, il buon padre Mattioli, si accorse che mi stava accadendo qualcosa, tanto che cerce/ di farmi parlare ma, sui momento, non me la sentii di esprimere quei dubbi: quei dubbi che mettevano in forse tutto ciò per cui io allora stavo vivendo. Tuttavia, un giorno, fui proprio io a trovare la forza di parlare al padre Mattioli e di spiegargli quello che mi stava succedendo. Mi ascoltò con pazienza e seppe parlarmi poi in modo tale, che ne ebbi un grande conforto: giunse persino a confessare che anch’egli aveva avuto dei dubbi simili parecchi anni prima, ma che, alla fine, la ragione aveva prevalso ed era anzi uscito fortificato dai suoi dubbi, tanto che la sua fede non aveva mai più vacillato. Le sue parole furono per me dt grande conforto e incoraggiamento nel cercare di comprendere meglio me stesso e la mia fede e, infatti, riuscii con il tempo a farmi una ragione di ciò che mi aveva turbato così tanto; e quando venni a sapere, in seguito, che la giovane donna, proprio grazie a quella sventura, era riuscita a costruirsi una vita diversa e senz’altro spiritualmente più valida, non ne abbi alcuna solpresa, ma solo la confemza di ciò che avevo già compreso. Così voi tutti che dubitate della giustizia divina, fatevene una ragione, poiché se è vero che Dio giusto e buono, tutto quello che accade, per duro e ingiusto che possa apparirvi, ha sempre quello scopo preciso di portarvi a un bene più grande per voi stessi. Ricordatemi come padre Ramacciotti… Saluti a tutti.

Il caso di Riccacigliè

«Salve, buon uomo! Sapete dirmi quant’è lontano il paese più vicino?». «Capperi! … la strada è tutta così? … ti dico io!». «Va bene, grazie, ho capito … Non ho una meta precisa. Son partito qualche giorno fa da Cuneo e ho girato tutti i dintorni». «No, non ho parenti a Roccacigliè … così … m’incuriosiva il nome; e poi, per strada m’hanno detto che è un bel posto, che è sul fiume… su una specie di promontorio e a me i fiumi piacciono, sono tranquilli. Comunque, grazie… e scusate, ma incomincia a farsi abbastanza tardi ed è meglio che io prosegua il mio cammino… Salve!». «Che fame! Speriamo che trovi qualche anima buona in quel paese: son tre giorni che non mangio. Ma che cosa mi sarà girato? Ero in città, c’era tutto. Al limite, bastava allungare una mano e qualcosa si trovava… No! Devo andare a cercare i paesini! Eccolo lì: bello, però. Si, sarà bello, d’accordo… però ho una fame! Va be’ Filippo… va’ avanti e vedrai che la provvidenza ci penserà ».

«Signora, scusate, quanto costa questo pane? Ah… no! No! Non ho una lira. Guardi, è inutile che stia a farmi tutti quei sorrisi… non ho una lira. Però, se proprio volesse darmi un panino… un panino non è poi molto per lei». «Eh, si calmi… si calmi! Si, lavora, non è una perditempo come me, d’accordo… Sì! sì! Stia tranquilla che me ne vado. Ma vada via?! Va bene, va bene!». «…Accidenti che gente! E poi dicono che nei paesi sono ospitali… Per un panino! Ah, ma Filippo non dimentica! … Che fame!

«Quasi quasi provo un po’ qua, da questa casa… Persenda: che nome buffo! Proviamo… non costa niente! Più che un’altra brutta figura non rimedio. E per quello che me ne frega delle brutte figure: non ho una rispettabilità da mantenere… Ma sì, ci provo!».

«Buon giorno, signora, buon giorno. Mi scusi… ». «Questa qua mi sa che… ». «Oh, mi sento male, signora… abbia pazienza… ho sognato… oh, mi sento di svenire…».

Si tratta evidentemente d’un dialogo di cui s’ode un solo interlocutore e ciò che il medesimo dice a se stesso.

 

«Sì, mi appoggio a lei… Sa, sono tre giorni che cammino per i boschi e proprio son debolissimo».

«Oh, grazie… ». «Uhm che buono questo». «Grazie, signora, com’è gentile… uhm, grazie, lei è un angelo, signora… guardi, lei è veramente un angelo! Che donna!». «Ah, fa bene da mangiare! Questa marmellata l’ha fatta lei? Uhm… buona, veramente buona… Ah! Ora sto meglio. Ma mi scusi, signora, l’ho disturbata?». «Vedo che sta mettendo a posto le fotografie. Posso dare un’occhiata?… ». «Sì? Sa mi son sempre interessati questi vecchi ricordi di famiglia, queste cose parlano di tempi e di luoghi sconosciuti… Son sempre stato un tipo curioso, insomma! Questo qua, Antonio, è suo marito?». «Ah, no?! suo marito si chiama Costantino. Ho capito». «Questo qua è suo suocero… bel tipo, imponente; assomiglia a suo marito». «Ah, è morto… Mi scusi, non sapevo… Ma sa, a volte capita.. basta un momento! Allora è questo suo marito?… Oh… questo è Antonio… un altro Antonio… Tutti Antonii in famiglia?!». «È un cugino questo… un nipote di suo marito. Ha una faccia simpatica, mi assomiglia, un tipo, magari un po’ azzimato; scommetto che fa un lavoro… ». «Oh… e allora gira… ». «Sì, un lavoro interessante, sì, sì, ma si vede… ha l’aria.. senz’altro. Più o meno avrà la mia età, immagino». «Eh, guardi, io ho 22 anni, sono del ‘6, quindi… ». «Be’ c’è poca differenza. Comunque, signora, guardi… la ringrazio moltissimo. Lei è stata veramente gentile… Potrei almeno sapere il suo nome? Oh, ma questa è lei! Ma questa..». «Oh, è la Francia; sì, una bella ragazza, direi. Scusi, come si chiama?». «Clementina! che bel nome… che nome dolce! Comunque le stavo dicendo, mi scusi, che adesso devo ripartire; sa, devo ritornare a Cuneo, la distanza è tanta… mi ci vorranno… Poi ho anche preso una storta a una caviglia che mi ci vorrà più tempo per arrivare… Ha mica qualcosa da darmi? da portarmi dietro… un paio di panini… così… ». «Oh, come è gentile! La ringrazio e a buon rendere… la ringrazio tanto. Lei e quella cara persona di suo marito, anche se non lo conosco, senz’altro deve essere una cara persona». «Arrivederla, signora, grazie… grazie ancora!». «Ah, se il mondo fosse tutto pieno di persone come lei… il mondo sarebbe diverso!».

«Però, mica è andata male! Ora vorrei… va be lasciamo stare!… Ma

no, ci vado!».

«Sì, signora, sono ancora qua!». «No!… Son semplicemente venuto ad ammirare la bella roba che lei ha qua, nel suo negozio. Belle queste michette». «Sì, sì, fate del bel pane, delle cose… ». «No, guardi, ho provveduto».

«Ma sa, io a queste cose non faccio caso: sono un signore, anche se non sembra.. Ma serva pure! Non vorrei farle perdere tempo… ci son delle persone, serva pure!». «Ah, te la faccio pagare… te la faccio proprio sotto il naso!… Ecco fatto!» (Filippo ha rubato un panino). «Oh, arrivederci, signora, buon giorno e complimenti per il suo pane, veramente bello!». «Ah, e adesso riprendiamo la strada, Filippo, ancora un giorno è tirato avanti e sei più vecchio di un giorno».

Da buon ricercatore il dott. Alfredo Ferraro , con un’ attenta ricerca e analisi,  riscontrò che tutto ciò che è stato descritto dalle entità comunicanti era verificabile, per questo diede conferma dell’ autenticità medianica dei coniugi, ignari di queste informazioni trascritte.

Fenomeni fisici

All’interno del Cerchio Ifior sono stati registrati, nel corso degli anni, alcuni apporti, profumi e piccole luminescenze. Fenomeni che, per la cronaca, possono essere considerati del tutto trascurabili, ma che hanno avuto una notevole importanza per coloro che vi hanno assistito o hanno ricevuto in dono un bottone, una conchiglia, una moneta…una serie di oggetti, insomma, di nessun valore materiale ma che, talvolta, hanno mosso lo stimolo giusto perché il destinatario del dono riuscisse a dare una svolta positiva alla propria vita. I primi apporti sono pervenuti già dal 1982, destinati agli appartenenti al Cerchio di allora, e fino verso l’ 87 Michel ha offerto ai partecipanti, che via via andavano aumentando, un piccolo dono. In seguito all’apertura del Cerchio verso l’esterno, il dono è stato dedicato agli ospiti che, per qualche motivo personale, secondo la Guida, potevano averne particolarmente bisogno.

le Guide del Cerchio Ifior quando affermavano che il fenomeno fisico ha valore solo se considerato in relazione all’insegnamento che Esse ci hanno proposto; tale affermazione, comunque, può essere ritenuta valida solo relativamente a questo Cerchio ed alle finalità che in esso le Guide hanno proposto.

 

Disegni Medianici

 

  • L’attività grafico-figurativa, svolta dai due strumenti del Cerchio Ifior, ha incominciato a manifestarsi fin dall’inizio della loro medianità. Per un certo periodo hanno preparato gli strumenti affinché fossero più disponibili e rilassati durante l’intervento di quelle Guide che, in seguito, si sarebbero assunte questo compito in modo permanente.

Dal libro “Testimonianza sulla medianità…possiamo dialogare con i defunti?”

Il Dott. Alfredo Ferraro racconta quanto segue:

“Appunto fin dall’inizio — infatti mi riferisco al triennio 1977-’79 — con tratti molto veloci e nelle linee essenziali, Gian e Tullia incominciarono a disegnare, sia pure secondo una tecnica molto modesta, direi rudimentale, i volti dei personaggi del romanzo subliminale ambientato nell’antica Roma, che loro tramite comunicavano. Particolarità di tali estrinsecazioni era che ciascun viso poteva dallo strumento essere riprodotto a richiesta e a distanza di tempo, senza che il primo originale pervenuto dovesse essere usato come modello. Mi riferisco al prototipo in quanto, pur se talvolta la scala veniva mutata, le relative proporzioni non cambiavano, tanto che il controllo dei rapporti reggeva all’esame con decimetro, rispettando la precisione quasi millimetrica del rilevamento, in modo davvero sorprendente. Prove effettuate con fotocopie in differenti scale, portavano a stupefacenti coincidenze per sovrapposizione. “

Test psicologici sui medium Dal libro “Testimonianza sulla medianità…possiamo dialogare con i defunti?”

Il Dott. Alfredo Ferraro racconta quanto segue:

“Anche se il lavoro non è stato condotto da me, ritengo di essere in grado di testimoniarne, avendo assistito ad alcune sedute ed avendo marginalmente vissuto l’impegno dell’amico che ha condotto l’indagine e la rassegnazione dei medium che si sono sottoposti a lle prove, contrastanti il loro desiderio di non operare al di fuori delle sedute tradizionali.Mi riferisco al test di associazione verbale guidata condotto da Stefano Beverini sui due medium Gian e Tullia, sulla metà degli anni ’80. All’associazione verbale guidata si ricorre sia a scopo terapeutico, sia di ricerca. Pertanto, l’iniziativa spetta al medico o allo sperimentatore.Tuttavia non va dimenticato lo psicologo, sebbene dalla fisionomia meno definita, che può farlo riguardare sia dal punto di vista dell’azione curante di tipo ovviamente psicoanalitico, sia ancora in merito all’indagine.

Tale valutazione, tuttavia, non è né facile né si può dire che la stessa goda di grande simpatia negli ambienti scientifici rigoristi. I parametri essenziali di valutazione sono due, ovvero il tempo che intercorre fra il lancio della parola stimolo e l’esternazione del riscontro verbale; e, in seconda istanza, il nesso psicologico fra la prima e il secondo, qualora ci sia: sul significato di quest’ultimo parametro, però, molti non sono giustamente d’accordo, non avendo esso carattere assoluto, in quanto condizionato dalla soggettività dell’interpretazione. Gli stimoli psicologicamente pregnanti, invece, che determinano un lungo tempo di riscontro, hanno un significato oggettivo. Nell’àmbito controverso della medianità, il metodo in questione può venir applicato a un soggetto in stato cosciente, ma anche alle varie e presunte entità medianiche tramite lo stesso estrinsecatisi.

Poiché si ritiene che la personalità del medium in tr ance sia sostituita da quella della supposta entità comunicante, s’intuisce come i risultati — naturalmente diversi da personalità a personalità — risultino differenti nello stesso individuo, dipendentemente dal fatto ch’esso sia in stato vigile o di obnubilamento mentale. Siccome le personalità medianiche di cui conoscevamo la storia erano diverse, Beverini ha potuto applicare il metodo dell’associazione verbale sia ai due coniugi, sia ad alcune di ta li personalità tramite loro manifestantisi. Inoltre, per disporre d’ulteriori dati di confronto, ha sottoposto a test persone qualsiansi, e io sono stato una di quelle. I risultati della noiosa indagine hanno avuto significato e hanno anche dimostrato l’indipendenza dei due soggetti da lle guide «controllanti». In concomitanza, fra l’altro, s’è avuta una rilevante manifestazione. Gian aveva rifiutato a Beverini di prestarsi con Tullia a prove così lunghe e affaticanti, soprattutto in relazione a quanto detto in nota 106 alla pagina precedente. Ebbene, una sera a casa di Stefano squillò il telefono: dall’altra parte (in tutti i significati), c’era Margeri che approvava l’intento di Beverini, e lo rassicurò nel senso che avrebbe indotto i due medium a prestarsi; e ciò avvenne.

Da parte mia, poi — rammentando la perfetta conoscenza delle entità, delle loro vite e in ogni particolare, mentre i medium, per rispondere qualcosa, dovevano scartabellare a lungo i verbali delle sedute — ho sottoposto a indagine ipnotica strumenti e presunti spiriti. Anche a seguito di tali prove è emersa una sicura differenziazione fra gli strumenti e le intelligenze controllanti. Attualmente, come di solito avviene, i fenomeni sorprendenti in seno al Cerchio Ifior non hanno più luogo e i messaggi sono solo didattici. Ci è stato detto che quelle manifestazioni clamorose hanno avuto, all’inizio, lo scopo di richiamare l’attenzione: oggi, poi, oltre a non avere più significato, sarebbero inutilmente ripetitive, essendoci stata prospettata l’intera gamma di accadimenti possibili, utilizzando appunto quei due soggetti. Anche se in un contesto puramente descrittivo come il nostro, dei diagrammi non hanno alcun significato numerico,In definitiva, si tratta di rappresentazioni grafiche che possono giustificare come, da parte di diversi studiosi, il-metodo di cui s’è detto abbia credito”

Il cerchio Ifior dopo tanti anni ha concluso la sua attività medianica, lasciando in eredità un un vasto corpo di insegnamenti pubblicati in oltre sessanta volumi di messaggistica.

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Daniele Cipriani

Author: Daniele Cipriani

Parapsicolo, da oltre 15 anni impegnato nella ricerca sul campo in tema di fenomeni paranormali e medianità. Ha fondato l'Associazione di ricerca scientifica Ghost Hunters Roma nel 2006. Relatore a numerosi convegni. Ha collaborato con diverse riviste, tra le quali Luce & Ombra e Karmanews. È autore di: “Fantasmi D'Italia” (2017) e “Fenomeni paranormali e medianità – Conoscerli e riconoscerli” (2020).